Cardiologo a domicilio

INFARTO MIOCARDIOCI ACUTO ( IMA ):
La principale espressione clinica della Cardiopatia Ischemica. All’esordio si manifesta con dolore restrosternale a carattere oppressivo o costrittivo. Nel primo caso il paziente è solito portare la mano aperta verso il petto e comprimere, come ad esprimere un senso di peso. Nel secondo porta ugualmente la mano verso il petto e la chiude, riferendo di “una cosa che stringe”. Il dolore precordiale, solitamente intenso e continuo, spesso si irradia al braccio sinistro, associandosi a parestesie. Altro dato importante da un punto di vista diagnostico è che il dolore ischemico non si modifica né con gli atti respiratori né con i cambiamenti di postura. Ciò significa che se il paziente esegue delle rotazioni del tronco o dei respiri profondi il dolore rimane invariato. Possibile dispnea, oggi considerata come equivalente anginoso.
Fondamentale in questi casi è l’esecuzione di un elettrocardiogramma con visita cardiologica che può confermare o escludere il sospetto di IMA. Tale esame deve essere effettuato in tempi brevi, perché tanto maggiore è il tempo che intercorre tra l’esordio dei sintomi e l’intervento terapeutico, tanto maggiore sarà l’estensione dell’area di necrosi, con implicazioni assai negative da un punto di vista prognostico.
FIBRILLAZIONE ATRIALE: La principale causa di ricovero al Pronto Soccorso per aritmia. Viene percepita dal paziente come una sensazione soggettiva di irregolarità nel battito cardiaco. Spesso è presente dispnea, assai frequente quando la fibrillazione atriale si associa ad ad alta frequenza di risposta ventricolare. Nei pazienti con insufficienza ventricolare sx, bassa frazione di eiezione e compenso emodinamico labile, la FA può rappresentare un fattore favorente la comparsa di scompenso cardiaco acuto ed edema polmonare.
In tutti i casi è necessario un intervento terapeutico tempestivo, con l’obiettivo di riconvertire l’aritmia a  ritmo sinusale. La riconversione può essere ottenuta mediante una defribillazione farmacologia oppure elettrica. Di solito la seconda opzione viene considerata quando quella farmacologica non consente di risolvere l’evento aritmico o, alternativamente, in presenza di instabilità emodinamica.  La diagnosi deve essere pertanto rapida, con un Elettrocardiogramma a domicilio che consente il corretto inquadramento clinico dell’aritmia.
Vale la pena ricordare che anche in questo caso, quanto maggiore è il tempo che intercorre tra l’esordio della FA e l’intervento terapeutico, tanto maggiori saranno le difficoltà a riconvertire l’aritmia a ritmo sinusale. Solitamente un tempo superiore a 24/48 ore dall’esordio non consente la risoluzione dell’aritmia, che assume quindi carattere permanente. In questi casi di mancata risoluzione dell’aritmia, l’approccio al paziente con Fibrillazione Atriale prevede un cambiamento dell’obiettivo terapeutico. Non essendo più possibile la riconversione diventa fondamentale la gestione del ritmo.

Dott. Massimo Pepe